Per parlare di adolescenza bisogna fare una doverosa, piccola e semplice premessa sul funzionamento di una specifica area del nostro cervello: i lobi frontali.
I lobi frontali costituiscono la parte più estesa ed allo stesso tempo più “giovane” del cervello umano. Come lo stesso nome suggerisce, si trovano nella porzione anteriore del cervello. La corteccia prefrontale, nello specifico, occupa la parte rostrale dei lobi e si collega alle aree motorie, percettive e limbiche del cervello. Questo vuol dire che essa svolge un ruolo importantissimo nella regolazione del comportamento, in particolare delle funzioni esecutive (pianificazione, attuazione e conclusione dei comportamenti diretti ad uno scopo) e del riconoscimento e gestione delle emozioni (grazie alle connessioni con le arie limbiche, più primordiali, del cervello).
Ad oggi sappiamo che i lobi frontali giungono a maturazione verso i 20 anni nell’essere umano, il che vuol dire che prima di quell’età non ci si può aspettare che le competenze su citate siano adeguatamente mature. Allo stesso tempo, gli aspetti pulsionali legati alla sfera sessuale, inclusi gli impulsi aggressivi, appaiono dall’età di 12-13 anni. Ecco che a 14 anni un/a ragazzo/a ha il massimo della pulsionalità sessuale associata al minor controllo cognitivo.
Da quando inizia la sessualità, la relazione con il genitore inevitabilmente cambia. Il genitore sveste i panni del supereroe e diventa fallibile, diventa umano. La relazione genitore-figlio si priva gradualmente degli aspetti idealizzati e si connota di contrasti e contraddizioni; contestualmente il rapporto elitario inizia ad instaurarsi con i pari, con gli amici. Sono loro ora oggetto di idealizzazioni e di confronto, in una dinamica che in questo caso non è più verticale, ma diviene orizzontale, di confronto alla pari.
Se il genitore, sin dai primissimi anni di vita, è stato presente ed ha instaurato un buon livello comunicativo con il proprio figlio, connotato da empatia, ascolto attivo e se ha svolto la funzione genitoriale in modo autorevole ed amorevole, si accorgerà che, al di là dei fisiologici contrasti con il proprio “non solo bimbo” adolescente, rimarrà un punto di riferimento di un dialogo possibile.
In breve, litigherete spesso con vostro figlio, non si confiderà più con voi come un tempo o forse per nulla, ma nel momento del bisogno saprà che voi ci siete, vi cercherà e sarete il suo porto sicuro.
Si presentano inevitabilmente problemi quando il genitore mal sopporta (più o meno consapevolmente) l’aver perso il ruolo di “supereroe/supereroina”, il non essere più l’unica fonte di verità e ammirazione del proprio figlio. In questo caso di frequente accade che possa divenire ostile o eccessivamente autoritario, colpevolizzante e punitivo, “pretendendo” di riottenere il proprio bambino, perfettamente controllabile ed adorante…oppure che tenti di riconquistarlo assumendo il ruolo di “amico”, talvolta anche regredendo ad uno stadio “para-adolescenziale”: abbigliamento giovanile, talvolta discoteche, concerti oppure relazioni extraconiugali ecc. Si tratta di quella che vien comunemente descritta come “crisi di mezza età”, che con l’età in sé ha poco a che vedere.
Un adolescente, tuttavia (nonostante le ingannevoli apparenze), non ha bisogno di un genitore-amico, che inevitabilmente si rivelerebbe anche in competizione con lui, ma di un genitore-guida, faro, porto. La relazione con un genitore non può e non deve essere connotata da orizzontalità perché sussiste un’imprescindibile -e necessaria- disparità di potere. Come esemplifica U. Galimberti, il ragazzino in adolescenza si chiede: “Questo padre è esemplare per me o come me è un ragazzino che cerca la morosa, l’amante ecc?”. Il genitore riesce ad essere coerente con se stesso e con il proprio ruolo? Resta un punto di riferimento, il porto sicuro per il proprio figlio?
L’adolescenza non sarà eterna. Vostro figlio potrà tornare a parlare con voi orientativamente dopo i 20 anni, ma solo se avrete fatto un buon lavoro: se sarete stati autorevoli ed amorevoli, un porto sicuro, una guida (a richiesta e non impositiva) e non un “amico/a”. A partire dai 20 anni, tuttavia, la relazione con voi diventerà gradualmente diversa, più matura, vostro figlio sarà sempre meno impulsivo, meno oppositivo ed arrabbiato, ed avrà maturato una propria identità: avrete davanti a voi uno/a splendido/a uomo/donna in erba e vi renderete conto che è valsa la pena, sia per voi che per lui/lei, attraversare la tempesta!
Dott.ssa Colasuonno Giannalisa
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